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28/04/2016

1° Maggio le lotte operaie
L'eccidio di Foggia

di Umberto Mastromartino

Il   1^ MAGGIO: LE LOTTE OPERAIE E L’ECCIDIO DI FOGGIA

          ( i motivi e la cronistoria del grave fatto di sangue accaduto nella nostra città)

                                                  (A cura di Salvatore AIEZZA)

 

Il 1^ Maggio si celebra la festa dedicata al lavoro e ai lavoratori. Si ricordano, in questo giorno, anche le tante lotte che, specie nei decenni a cavallo  del 1800 e 1900, coinvolsero lavoratori e sindacati in duri scontri con le forze dell’ordine per la conquista dei propri diritti e il miglioramento delle condizioni lavorative.

In tale contesto Foggia ebbe, purtroppo, come vedremo, un ruolo di primo piano. La presenza della ferrovia e della stazione ferroviaria, con i vari fabbricati  che fungevano da deposito, dormitorio, officina, ne faceva, infatti, una delle realtà dove più sentiti erano i problemi dei lavoratori e le maestranze che, in quantità sempre più numerosa e con le mansioni più diverse,   si trasferivano  in quegli anni nella nostra città, unendosi ai nostri concittadini per lavorare nelle ferrovie. 

Già nel 1886 , proprio dai ferrovieri di Foggia era stato   promosso uno sciopero rivendicativo che si estese anche  in altre zone d’Italia e, secondo alcune fonti, sarebbe stato addirittura il primo sciopero nazionale. Fu una manifestazione molto partecipato anche se, successivamente, non mancarono ritorsione contro i lavoratori scioperanti.

Ben più grave e luttuoso fu però Il tragico “Eccidio di Foggia” del 18 Aprile 1905. Anche questo sciopero ebbe origine da una manifestazione promossa dai ferrovieri e, come tragico scenario, la strada che allora congiungeva Piazza Cavour alla stazione, poco più che uno sterrato, e la piazza stessa.

Il 18 aprile del 1905, era giorno di sciopero nazionale dei ferrovieri,  una protesta che durò cinque giorni e paralizzo’ l’intera nazione. A quel tempo le rivendicazioni degli operai del settore erano quasi giornaliere e chiedevano condizioni più umane di vita e sul lavoro.  In tale contesto venne proclamato lo sciopero dei ferrovieri   dal sindacato dei “Ferrovieri italiani”, da poco nato.  Il motivo dell’agitazione era più che legittimo. I lavoratori e le maestranze erano preoccupati dal fatto che il governo non avesse ancora acconsentito alla richiesta di statalizzare le ferrovie, sottraendole all’industria privata, alla scadenza delle rispettive concessioni.

Non bisogna peraltro dimenticare che , prima del 1885, le ferrovie erano già di proprietà statale e solo successivamente vennero affidate, con appositi atti concessori, a società private, per la durata di venti anni.

Si comprende   quali fossero le “dure” condizioni di lavoro alle quali   erano sottoposti  gli operai, da i concessionari privati desiderosi solo di trarre il massimo guadagno dalla costruenda rete ferroviaria alla quale erano  per lo più addetti i lavoratori.   Non vi era nessuna garanzia   sugli orari di lavoro, la sicurezza, ne’ esistevano norme a tutela degli infortuni ed a tutto questo si accompagnavano stipendi   bassissimi.

Le stesse   compagnie di gestione non garantivano poi ai clienti, condizioni di viaggio sostenibili:    resi   interminabili dalle malandate condizioni dei vagoni ferroviari;  dai forti  ritardi  e dalle frequenti interruzioni delle linee ferrate. Tali motivi portarono il parlamento, nel 1889, ad istituire   una commissione d’inchiesta parlamentare per studiarne le cause.

L’onda di malcontento che si andava generando venne fatta propria dai liberali che si fecero carico  di presentare, con il piemontese Carlo Ferraris, Ministro per i lavori pubblici,  il 7 aprile del 1905 un progetto di legge  per la “nazionalizzazione della rete ferroviaria”  che conteneva però anche una norma con la quale si equiparavano i ferrovieri ai dipendenti dello Stato e imponeva loro il  divieto di sciopero. Questa disposizione causo’ una reazione talmente forte dei ferrovieri che portò addirittura   alle dimissioni  il  12 marzo del 1905 del governo Giolitti.

Il venir meno della statalizzazione fu dunque la causa scatenante dello sciopero nazionale dell’aprile 1905.

A Foggia, il 18 aprile, agli operai scioperanti e in corteo, concentrati   tra   il viale della stazione, Piazza Cavour e Piazza Lanza   si unirono molti contadini  che lasciarono i campi e si riversarono in città. Essi avevano per lo più   il compito di vigilare e impedire a chi lo volesse di andare al lavoro. 

Tutte le vie di accesso alla zona ferroviaria   erano presidiate.  In particolare, Viale XXIV Maggio e Via Scillitani. In questo contesto,   massiccia e rinforzata per l’occasione,  era anche  la presenza delle forze dell’ordine  e dell’esercito intervenuto  con un intero squadrone di cavalleria. 

Sia gli scioperanti che le forze dell’ordine, scelsero Piazza Cavour per schierarsi.  La presenza delle opposte fazioni ben presto provocò   scintille dovute a insulti e slogan poco graditi.  Iniziarono così gli scontri che ben presto degenerarono diventando duri e cruenti e si ebbe la prima sparatoria   che aggravò la già seria situazione.

Gli scontri andarono avanti sino al tardo pomeriggio e, alla fine, si  contarono tre morti , secondo alcune fonti, (altre parlano di cinque o, addirittura, sette), tra i quali le cronache ricordano quella di una giovane ragazza affacciatasi alla finestra  del palazzo Vaccarella, al tempo sito in Piazza Cavour, raggiunta da una pallottola vagante,  e   molti  feriti.

La vicenda i Foggia, ultima di una lunga serie di scontri che in varie parti d'Italia, la nostra provincia compresa,in diversi momenti avevano avuto come vittime i lavoratori,ebbe vasta eco anche in Parlamento, tanto da diventare oggetto di una interrogazione paramentare al Capo del Governo, Ministro dell'Interno, Fortis, da parte di diversi onorevoli: Salandra, De Felice-Giuffrida, de Andreis, Colaianni e  Badaloni. La discussione avvenne il 19 Aprile del 1905, davanti un folto parlamento e oggetto di dure domande e risposte tra il Presidente Fortis e i proponenti l'interrogazione. Nell'occasione venne letto il testo della risposta ufficiale del Prefetto di Foggia  che parlava di tre morti e 12 feriti. Si cerco' di far ricadere la colpa sui contadini che "erano giunti con forconi" e occupata la stazione per non farvi entrare  i lavoratori, durante i primi disordini, si legge testualmente che: " fu ferito con arma da fuoco il soldato Capiccirella e fu allora soltanto, come dissi, che un sergente di cavalleria , colpito al viso da una sassata, fece fuoco e contemporaneamente fecero fuoco alcune pattuglie che stavano per essere sopraffatte..."

La resistenza, la tenacia e i sacrifici   del movimento operaio ebbero  tuttavia di li a poco la giusta ricompensa,  perche  il 22 Aprile 1905, sotto il Governo Fortis, venne approvata  e pubblicata sulla G.U. nr 95,  la Legge nr 137 che sanciva dal 1^ Luglio dello stesso anno, il passaggio delle ferrovie allo Stato.

 

Salvatore Aiezza 

 La foto in prima pagina fa parte dell'achivio

dell'amico Alberto Mangano.

In allegato:
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